L’analisi bioenergetica è una disciplina ideata da uno psicologo americano di nome Lowen. La bioenergetica si propone di studiare la personalità umana dal punto di vista dei processi energetici del corpo. Lowen stesso fu influenzato nel suo lavoro dalle opere di Reich che aveva messo a punto un metodo terapeutico che agiva direttamente sulla tensione muscolare e sulle strutture respiratorie per produrre un rilassamento emozionale tale da liberare energie e sensazioni attraverso i tessuti, con effetti benefici sulla psiche. Lowen, tenendo fermo il concetto di connessione corpo-mente, elabora la teoria dell’identità funzionale di tensione muscolare e blocco emotivo, unitamente a quella del rapporto tra inibizione della reattività emotiva e blocco della respirazione; cito lo stesso Lowen “La bioenergetica è un modo di comprendere la personalità nei termini dei suoi processi energetici. Questi processi, cioè la produzione di energia attraverso la respirazione ed il metabolismo e la scarica di energia del movimento, sono le funzioni basilari della vita. La quantità di energia di cui si dispone e, l’uso che se ne fa, determinano il modo in cui si risponde alle situazioni della vita”. Ovviamente, la si affronta con più efficacia se si dispone di più energia da tradurre liberamente nel movimento e nell’espressione. Lowen conia i concetti di Espansione e Contrazione rifacendosi anche alla respirazione del neonato.
Dal punto di vista metodologico, Lowen conia il concetto di Grounding che significa “avere i piedi solidamente a terra”. Il grounding trova attuazione nella posizione corporea fondamentale della bioenergetica. Lo scopo del raggiungimento di questa posizione unita alla giusta respirazione rinforza o accresce il senso di sicurezza basilare, facendogli “sentire” la realtà del terreno, la sua condizione umana e vitale in uno scambio energetico tra piedi e terra. La bioenergetica lavora simultaneamente sui concetti di carica e scarica con lo scopo di aumentare l’energia, liberare l’autoespressione, e migliorare la presenza e il flusso delle sensazioni nel corpo. I tre punti cardine sono respirazione, sensazione e movimento. I processi energetici del corpo e della mente appartengono alle stesse categorie, per cui un blocco energetico mentale ha lo stesso senso, lo stesso valore e lo stesso significato dell’equivalente corporeo.
Questa disciplina, con i giusti adeguamenti l’abbiamo portata dal campo della psicoterapia a quello della preparazione sportiva. Gli scopi sono appunto quelli di liberare una quantità maggiore di energia, eliminare alcuni blocchi emotivi. Inoltre tanti esercizi bioenergetici applicati alle varie discipline sportive aiutano l’atleta nella presa di coscienza di sé e del proprio corpo, della propria respirazione e del flusso interno di emozioni. Altri esercizi aiutano l’atleta nel miglioramento del proprio linguaggio corporeo e dell’affermazione della propria personalità.
I due aspetti tecnico e mentale nella formazione dell’atleta non sono competitivi, ma concorrono verso lo stesso obiettivo. Quindi nasce “l’unità psicosoma” in quanto è dall’azione sinergica di psiche e soma che può crescere un atleta e forse un campione. Ogni proposta di allenamento tecnica o psicomotoria legata ad una ripetizione continua con l’obiettivo di allenare soltanto il corpo è praticamente inutile. Infatti le più attuali metodologie di allenamento pongono al centro le sensazioni propriocettive. Quindi, tenendo fede ad un assioma principale della bioenergetica, non solo più movimento muscolare e subito, ma anche movimento emozionale, agito e sentito. Diventa fondamentale quindi la capacità di percepire e sentire emozioni e sensazioni attraverso il movimento, imparare a riconoscerle e a controllarle. Infatti le emozioni fanno parte della nostra giornata, anche di notte nei nostri sogni, ed hanno quindi un carattere di inevitabilità. Le emozioni hanno sempre un carattere improvviso, intenso, temporaneo e sono risposte ad eventi esterni od interni (comportamento altrui, pensieri). Le emozioni hanno 4 componenti fondamentali:
1) Componente cognitiva (personalizzazione e interpretazione dell’emozione)
2) Componente emotiva
3) Modificazioni fisiologiche
4) Manifestazioni espressive
Le emozioni da sole non sono reazioni automatiche perché lo stesso stimolo (interno od esterno) può provocare un’emozione diversa. Comunque non è lo stimolo che provoca direttamente l’emozione, ma in mezzo c’e la valutazione cognitiva e cioè l’interpretazione. Il contesto e le circostanze non determinano automaticamente l’intensità dell’emozione, ma vi sono tanti altri fattori che influiscono. In definitiva, il modo in cui interpretiamo eventi interni od esterni provoca i nostri stati emotivi. Infatti la valutazione cognitiva determina intensità, durata e qualità dell’emozione. Quindi l’emozione dipende dalla storia personale del soggetto, dalla struttura di personalità. Quindi si crea una struttura emotiva la quale è determinata da disposizioni innate e dal vissuto sociale (famiglia, scuola, gruppi sociali). Nonostante una struttura emotiva personalizzata, un medesimo stimolo, nel medesimo contesto, nella medesima persona produrrà un’emozione di intensità, qualità e durata diversa, a seconda dello stato d’animo del momento.
Le emozioni sono sempre accompagnate da modificazioni fisiologiche che derivano dall’aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo. E’ il sistema nervoso simpatico che si mette in azione per mobilitare le energie necessarie per affrontare le situazioni. Le manifestazioni neurovegetative collegate ad un’emozione sono molteplici:
-Aumento ritmo battito cardiaco
-Aumento ritmo respiratorio
-Aumento pressione sanguigna
-Aumento sudorazione
-Modificazioni secretorie
-Costrizione vasi periferici
-Dilatazione pupille
Variazione motilità viscerale
Inoltre anche il Sistema Nervoso Centrale è implicato nel controllo del comportamento emotivo:
Sistema limbico
Amigdala
Ipotalamo
Zona prefrontale (Damasio “Errore di Cartesio” 1995)
Anche le manifestazioni espressive sono visibili e soprattutto svariatissime. I comportamenti espressivi più visibili sono la lotta e la fuga, ma esistono tante altre modalità espressive collegate alle emozioni. Tanti studi sull’evoluzione hanno dimostrato che alcune espressioni mimiche sono universali, in quanto rappresentano un vantaggio ai fini della sopravvivenza della specie. Infatti le emozioni possiedono un valore adattivo (es. la paura legata all’esplorazione dell’ambiente è collegata alla propria vulnerabilità e alla necessità di preservare la propria integrità fisica).
Sempre secondo la bioenergetica, caratteristica base dell’essere vitale è la capacità di “essere in contatto” con tutto ciò che si trova nel raggio della propria campana (Bolla vitale – Spazio vitale). Essere in contatto significa diventare consapevoli di ciò che accade dentro ed intorno a noi stessi.
Ma torniamo al nostro atleta. A volte i nostri atleti si preoccupano di eseguire in modo perfetto e preciso e quindi meccanico i loro gesti motori a scapito delle percezioni, sensazioni e quindi emozioni ad essi legati. L’obiettivo del nostro atleta deve essere sentire. Infatti conosciamo pochi atleti di alto livello che non si sentono quando si muovono. Un atleta capace di sentirsi, a parità di potenzialità tecniche ed atletiche, ha più ampi margini di miglioramento rispetto a colui che esegue il gesto senza sentirsi. Quindi il nostro buon atleta deve allenarsi a sviluppare il suo Sé corporeo. Questo è il punto chiave della bioenergetica: “Fare è meno importante che sentire”

Come si può impostare una seduta di allenamento basata sulla bioenergetica con un gruppo che sia una squadra oppure un gruppo di atleti di sport individuali che si allenano insieme.
Tempo: 1 ora
Luogo: il contesto ideale è quello di una palestra dove non ci siano altre persone e rumori disturbanti esterni.
Si fanno disporre gli atleti seduti a terra in semicerchio e si cerca di farli parlare su alcuni elementi che nel training bioenergetico risultano importanti.
Si chiede: Che cosa è secondo voi un’emozione?
Si può evitare un emozione?
Come fate a capire che state provando un’emozione?
Il trainer dovrà cercare di guidare gli atleti verso gli aspetti del sentire (sentire la tensione muscolare, il battito cardiaco, la respirazione, la propria pelle….) il sentire è la prima chiave di lettura dei propri vissuti emotivi. In seguito sarà approfondito l’aspetto dell’impossibilità di allontanare le nostre emozioni. Le emozioni arrivano causate da un fattore esterno o interno all’individuo e la persona può imparare a leggere la propria unità di mente e corpo e nello stesso momento controllare questo flusso e magari incanalarlo verso qualcosa di utile e positivo. Quindi gli step fondamentali nel rapporto con le emozioni sono la presa di coscienza, il riconoscimento dell’emozione, l’accettazione, e il controllo.
In seguito a questo confronto si iniziano delle attività:
Si mettono tutti i membri in cerchio in piedi, si parte da uno che dice il proprio nome e di seguito tutti gli altri devono dire il proprio nome e quello dei membri che lo hanno preceduto. Il compito più ingrato spetta all’ultimo che deve dire il nome di tutti gli altri (questo tipo di gioco può essere utile per rompere il ghiaccio con gruppi di nuova formazione, ma se il gruppo è già consolidato è meglio passare all’attività successiva).
In seguito si invitano gli atleti a sperimentare il grounding nella posizione fondamentale della bioenergetica: in stazione eretta, con i piedi alla distanza di 25 cm., le piante ben aderenti a terra, le ginocchia flesse, la respirazione deve essere libera, profonda e tutto il peso del corpo sugli avampiedi. Ora si scende e si sale sulle gambe associando il movimento alla respirazione: scendo ed espiro, salgo inspiro.
Lo stesso esercizio può essere effettuato spostando il corpo lateralmente, una volta a destra ed una volta a sinistra sulla relativa gamba d’appoggio. Il grounding è quella particolare sensazione che si libera al contatto dei piedi con il terreno, è quella percezione di corrente, che scorre attraverso le gambe provenendo dal terreno.
Ora iniziate a camminare lentamente in contatto con voi stessi, respiro, sensazioni ed emozioni. I passi devono essere lentissimi e la fase di contatto con il terreno la più calma possibile. L’obiettivo è la presa di contatto con il terreno e con se stessi, percezioni, sensazioni ed emozioni.
Lo stesso esercizio viene fatto cercando di incontrare gli altri con lo sguardo; quando si incontra un altro membro con lo sguardo si continua a rimanere in contatto fino a quando i due si tolgono dal campo visivo.
Lo stesso esercizio viene fatto con gli occhi chiusi e le braccia tese in avanti. Gli spostamenti sono sempre lentissimi e quando si incontra un compagno si tocca dolcemente il viso con le mani cercando di capirne
l’identità.
In cerchio, gli atleti si prendono per mano e si ripete la sequenza di salire e scendere sulla posizione di grounding inspirando quando si sale ed espirando quando si scende. Tutti respirano con lo stesso ritmo, quindi ognuno si deve adattare al ritmo dell’altro e del gruppo. Poi, anziché salire e scendere, il gruppo si sposta lateralmente trasferendo il peso del corpo da un piede all’altro.
Poi ci si sistema di nuovo individualmente e ogni atleta sistema sotto la pianta di un piede una pallina da tennis; l’atleta prova a mettere più possibile il peso del corpo sopra quel piede, muovendolo lentamente, mentre l’altra gamba sarà flessa ed il respiro aperto. Passare nei diversi punti della pianta del piede e poi ripetere con l’altro.
Sempre individualmente, camminare concentrando tutto il peso sul bordo esterno dei piedi, per un paio di minuti, sempre facendo uscire la voce. Successivamente ripetere caricando sul bordo interno, sul tallone ed infine sulle dita dei piedi.
Una volta recuperata la posizione standard di grounding, dopo alcuni secondi si passa a quella cosiddetta del “bend over”, ovvero sempre con i piedi paralleli e le gambe flesse, piegarsi fino a sfiorare con le dita delle mani il terreno. Dopo un paio di minuti in questa posizione, sempre respirando nell’addome, lentissimamente ci si rimette in posizione eretta sollevando, in modo lento e progressivo, ogni singolo segmento muscolo-scheletrico, alla stessa maniera di una marionetta che viene rimessa in piedi da afflosciata, da un elastico collocato sulla schiena all’altezza delle spalle.
Gioco del cieco: In seguito si passa a lavorare a coppie: uno fa la guida e l’altro fa il cieco. La guida deve portare a spasso il cieco facendolo camminare lentamente per la palestra tenendolo per mano. I gesti devono essere lentissimi e non vi deve essere comunicazione verbale. Chi guida sta in contatto con il senso di responsabilità, ed il cieco con la capacità di affidarsi e abbandonarsi.
Di nuovo un lavoro in gruppo: in cerchio e braccia sulle spalle e oscillazioni laterali sempre in abbinamento con la respirazione. Il gruppo deve cercare lo stesso ritmo di respirazione. A turno esce uno e poggiandosi esternamente al gruppo si lascia rotolare sulle spalle degli altri. Il soggetto fuori sperimenta la capacità di abbandonarsi. Poi una persona entra all’interno del cerchio mentre tutti i soggetti stanno fermi. La persona al centro si lascia cadere e gli altri la sostengono con le mani e la riportano in stazione eretta finche non si sbilancia in un’altra direzione.
La scultura: di nuovo lavoro a coppie; uno modella il corpo del compagno, lo manipola e crea delle figure. Il soggetto che interpreta il ruolo della scultura si lascia modellare dallo scultore e rimane immobile nelle posizioni che lo scultore decide. Lo scultore muove il compagno con movimenti dolci e lenti.
Tappeto Umano: come gioco finale si può proporre questa attività che solitamente risulta molto divertente e lo spazio personale ed intimo è fortemente invaso. Tutti gli atleti si dispongono in posizione supina uno vicino all’altro e il primo inizia a rotolare sopra gli altri, poi parte il secondo, il terzo e così via fino a quando tutti hanno rotolato sopra gli altri.
E’ interessante durante le attività chiedere il parere del gruppo sugli esercizi e le proprie sensazioni; come hanno sperimentato la sensazione di abbandono, la fiducia, il ritmo della respirazione con il gruppo ecc…